sabato 23 aprile 2016

Riflessioni da padre

Viviamo in una società molto diversa rispetto a quella nella quale siamo cresciuti.
Rapida, veloce, divoratrice.

Ne siamo così assuefatti che trasmettiamo ciò che proviamo ai nostri figli credendoli grandi quando ancora sono bambini.
Non valutiamo la loro psiche ma solo il loro assuefarsi agli stimoli che gli fanno SEMBRARE grandi.

Ma un bambino resta un bambino.
Dovremmo ricordarci come eravamo alla loro età.
Ci bastava un pomeriggio a camminare e parlare con nostro padre per essere felici.
Uno zio che ci portasse sulla SUA macchina ascoltando la musica.

Se state pensando che i bambini di oggi (intendo sino agli 11-12 anni) se ne fregano di queste cose state sbagliando.
Siamo noi a non proporgliele e a togliere loro il piacere di viverle.
Siamo noi a dare stimoli troppo grandi per loro.
Li abbiamo messi in cima ad una scala a pioli senza far loro percorrere la scalata.
Senza far loro provare il piacere di ogni singolo scalino.

Stiamo rubando a loro la gioia del ricordo di momenti puri.
Stiamo rubando a loro la fantasia e anche la gioia della conquista.

Una discesa è bellissima ma diventa indimenticabile quando hai faticato tanto per giungere alla vetta.
La NOSTRA fretta, la nostra cecità, sta rubando a loro questi piaceri.
Concedere, dare, saziare non è arricchire, non è amare, non è condividere.

Non è vero che loro non possano provare piacere a tirare due pallonate al muro, a fare un giro in bici, a leggere un libro. Siamo noi a dare in mano a loro gli strumenti per non fare queste cose obbligandoli al 'gioco di essere grandi' .

... Barandola ...

PS I post devono essere brevi. Questo è anche troppo lungo. E' 1/10 dello spazio che servirebbe per approfondire il concetto.


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