giovedì 17 maggio 2012

Quel bambino sul cartone


Camminiamo.
Ognuno con i propri pensieri, le proprie riflessioni e la propria vita.
Camminiamo soli.

Soli se ne stanno barboni su quella strada che percorriamo.
Mille motivi, mille storie, mille perché.
Non esiste un solo motivo per raccogliere mille vite.

L’altro giorno alla Stazione di S.M.N. a Firenze uno di loro, come spesso capita, era disteso su un cartone.
Ho pensato che aveva una famiglia. Forse non ora ma l’aveva avuta.
Ho pensato che era stato un bimbo.
Che aveva avuto sorrisi, abbracci, sogni.

Ho pensato che quei sogni per mille diversi motivi erano stati avvolti non in una carta dorata da regalo ma in un cartone sporco buttato ai piedi delle persone che camminano sole nei loro pensieri.

Ho pensato a mia moglie e mio figlio.
A come si guardano. Alla loro promessa di amore rinnovata ad ogni sguardo ad ogni abbraccio.
A quel legame che sembra più forte del tempo.
Ho pensato che per un figlio si fa tutto e lo si protegge da tutto.

Ho pensato che quell’uomo disteso su un cartone era un figlio che per mille motivi non ce l’ha fatta.
Avrei voluto avere il coraggio di avvicinarmi e parlargli regalargli un sorriso, una parola uno sguardo.
Ma sono troppo pavido e non sono riuscito.

Ringrazio allora tutti quelli che giorno dopo giorno assistono e danno una mano a questi bambini che distesi sui cartoni senza sogni e senza sorrisi vedono passare le persone che camminano sole nei loro pensieri.



… Barandola …



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