mercoledì 17 luglio 2013

Froome il Tour de France e la Formula 1

No perché diciamocelo i ciclisti professionisti son tutti dei fenomeni.
Sia chiaro. Quella è la Formula 1 dei due pedali eh !!

Ecco stamani pensavo questo.
Che l'ultimo dei ciclisti Prof. è un fenomeno e vola.
Mica pensate che la Force India sia una macchina di merda perché perde 2 secondi a giro.

E allora ho pensato a questa similitudine, e a Froome, e al Tour de France.

E mi son detto ma come può uno stesso ciclista dominare a cronometro e in salita ?
E' come se una stessa macchina di Formula 1 vincesse a Monza e a Montecarlo.

Beh voi mi direte che succede eccome.
Vi spiego dove vi sbagliate.

Pensate al Mondiale F1. E immaginate che quelle siano le tappe del Tour.
Immaginate che puoi costruire la macchina sino al giorno prima della prima gara e poi non toccarla più.

Farai delle scelte.
Hai una macchina più propensa alla velocità ?
Punterai a vincere i circuiti veloci, ma ti mancherà aderenza per quelli ricchi di curve.

Hai un ottimo assetto ?
Perfetto, cercherai di limitare i danni dove le altre macchine sfrecciano.

Setterai la macchina per dominare in alcuni posti pur sapendo che in altri sarai sconfitto.
Se fossi la peggiore delle macchine metterei assetto da bagnato e farei la danza della pioggia. Almeno una tappa sarebbe mia.

Poi ci sono i team quelli forti. Quelli che puntano al Mondiale.
I campioni.
Loro devono trovare la prestazione media massima. Quella che gli consenta di arrivare sempre a podio ed eventualmente qualche volta addirittura vincere.
Non vinceranno certo a Montecarlo o a Monza, estremi inarrivabili per chi vuole avere un assetto per il Mondiale, ma sui maggiori circuiti potrebbero farcela.

Trasponete questa cosa al ciclismo.
Al fisico necessario per le grandi scalate o per le cronometro piatte.
E capirete che...

... Barandola ...
.

1 commento:

  1. Questi vincono a Monza e a Montecarlo....il rally però. Mi faceva quasi tenerezza il buon Cassani quando difendeva a spada tratta e con una certa indignazione la probità, la correttezza e trasparenza del ciclismo. Questo vuol dire voler male a questo sport, non difenderlo cercando di estirparne il male.

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