sabato 18 gennaio 2014

Fare ciò che non sei

Torno sul blog dopo più di un mese.
Mai avevo avuto un'assenza così lunga.

Impegni di  lavoro e politici mi hanno completamente assorbito.

Ci torno oggi per la vicenda successa a Sant'Angelo a Lecore.

Il primo pensiero come sempre in questi casi è di rabbia e si concretizza con un 'Ma se ti vuoi ammazzare ammazzati da solo e lascia fare gli altri" .
Il secondo pensiero è 'Ma si può suicidarsi perché indagati, o anche perché colpevoli, di un reato amministrativo ? Ma che senso ha ?

E' sul terzo pensiero che vorrei riflettere con voi.

La riflessione è generica perché non si conoscono ancora con esattezza i motivi del folle gesto.
Anche per questo non cito un nome, una carica, una situazione precisa.
A mio modo di vedere chi fa una cosa folle e incomprensibile come quella ha ovviamente perso del tutto la ragione offuscato da una pressione insostenibile.
Una pressione che origina nella vergogna di affrontare la gogna pubblica, di cadere nella polvere o di essere additato come una persona da bandire.

E' su questo che occorre, a mio modo di pensare, riflettere.
Chi dopo aver fatto un reato, in special modo un reato amministrativo, si sente così colpevole, così fragile, così umiliato da fare una cosa del genere ?
Lo fa 'un buono'. Uno che se tornasse indietro nel tempo e si rivedesse 30enne vedrebbe se stesso affermare con sincerità che una cosa del genere era da bandire, da combattere. Uno che era, si credeva, incorruttibile e che avrebbe fatto di tutto per migliorare la società.
Uno che una volta smascherato e messo davanti alla realtà delle cose si è guardato allo specchio e non si è riconosciuto.
Uno che ha capito di aver tradito se stesso, il suo modo di essere.
Sono le abitudini consolidate, sono le avidità diffuse  è il mondo del potere che ti circonda a portati a Fare ciò che non sei.

...che sia un monito a tutti quelli che ascendono a cariche, pubbliche e non ...

... Barandola ...

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