martedì 21 febbraio 2012

La sinistra e il mercato - Dibattito aperto

Mi intrometto, ad un livello sicuramente più basso e meno erudito, in un discorso scaturito da Nicola Oliva che ha postato al Sen. Stefano Ceccanti e che ha trovato risposta in questo bellissimo intervento di Giorgio Armillei. (Quì l'intero post di Armillei)

Armillei dice : “Questo primato della politica sull’economia, cioè il riproporre la politica come vertice gerarchico della società, una tendenza intellettuale che accomuna tutti i riferimenti di Oliva, non a caso trasversalmente collocati tra destra e sinistra, è tutt’altro che presentabile come rimedio alla crisi economica e finanziaria. Al contrario non dobbiamo dimenticare come la troppa politica, e non la poca politica, sia tra le cause scatenanti della crisi stessa.”

La mia riflessione su questo punto è la seguente :
Se abdichiamo al potere della politica nella scala gerarchica siamo completamente rovinati.
La politica ha come suo compito ineludibile quello di guidare e indirizzare la società e anche l’economia verso dei benefici a lungo raggio e con una visione globalizzata.
La visione deve essere globale e non il mercato.
La politica e chi la rappresenta deve avere come compito non certo quello della mbanale amministrazione ma quello di indirizzare con le proprie scelte la società verso ciò che viene ritenuto un bene comune superiore al mero profitto.

La politica non si può dividere tra poca o troppo.
La politica si deve dividere in Buona o Cattiva.
Il nostro problema non è stata la Troppa politica ma la Cattiva politica.
Una politica che ha lasciato il mercato libero e senza regole disinteressantosi delle tutele necessarie.
Una politica cha non ha saputo mai guardare oltre la singola legislatura con il solo obbiettivo del mantenimento del potere.


Ancora Armillei : “Un solo esempio: la spesa pubblica. Sul punto il laburismo inglese ha le idee chiarissime. La spesa pubblica è il modo meno efficace per migliorare il livello di vita di un paese avanzato. Riforme strutturali e istituzionali, che spesso toccano le vere cause dell’ampliamento delle ineguaglianze, sono un modo migliore per farlo, migliore e più stabile. Migliore e più efficace anche nel produrre le risorse necessarie per i tempi di crisi. Lo dicono un gruppo di analisti di “Policy network”, uno dei più attivi think thank laburisti, in un recentissimo paper sul rigore delle politiche fiscali e la giustizia sociale.”

Ognuno di noi senza dubbio è concorde che riforme strutturali e istituzionali che evitino sprechi e riducano ingiustizie sono da mettere in atto.
Non concordo invece sul bisogno di fare spesa pubblica.
Recuperare dove gli sprechi esistono per utilizzarli subito dove sono necessari.
Un paese che vuol crescere deve essere lungimirante.
Una politica senza investimenti porta ad un ripiegamento su se stessi che genera obbligatoriamente regressione e una maggior difficoltà a pagare l’indebitamento stesso.
Risparmiare sugli investimenti permette un risparmio immediato a fronte di regressione e perdite future.
Investire BENE adesso significa invece dare vita ad una spirale benefica che consenta poi di avere le risorse per un trend positivo.  (Quì alcune brevi riflessioni in merito alle Olimpiadi 2020) 
 

Armillei chiude ;  “Sono questi gli esempi che il PD dovrebbe seguire. Abbandonare il secolo socialdemocratico e guardare al XXI secolo. La dottrina sociale della Chiesa lo ha fatto, molta sinistra europea lo ha fatto e lo sta facendo di nuovo, aggiornando il proprio sforzo sulla base dei suoi successi e anche dei limiti delle sue politiche. Ora tocca al PD. “

Mi sembra che questa sia la linea, rispettabilissima, portata avanti da Veltroni.
Personalmente ritengo che se il PD seguisse questa strada tanto varrebbe votare UDC o addirittura PDL.
Nel caso dei cloni cercherei di scegliere sempre l’originale.

Con stima e reale interesse al dibattito…



... Barandola ....




.

Nessun commento:

Posta un commento